Città-Provincia
La vicenda di Paola Clemente presentato il cortometraggio alla Camera dei Deputati
Articolo di Ferdinando Cocciolo.
Una donna che amava il marito e la famiglia. Una donna che per aiutare appunto la famiglia andava a lavorare nei campi e guadagnava 2 euro all’ ora. Il fenomeno, terribile e sconvolgente, del caporalato, che continua ad interessare anche il territorio brindisino e la Puglia, ma, attraverso una legge condivisa, viene combattuto con tutte le forze.
Paola Clemente, bracciante pugliese morta di fatica nell’ estate del 2015. Una vicenda che ha scosso le sane coscienze e indotto i giornalisti del quotidiano nazionale “Repubblica” a portare avanti un’ inchiesta per scoprire la verita’, scardinare un sistema subdolo di sfruttamento e affari non piu’ sopportabile. I redattori del giornale Raffaella Cosentino e Antonello Cassano hanno raccolto immediatamente la denuncia di un sindacalista coraggioso e indomito, Peppino De Leonardis, che sin dal primo momento voleva vederci chiaro su una “morte strana e sospetta”.
Una vicenda (che ha visto interpellanze parlamentari) raccontata in un cortometraggio presentato nelle scorse ore alla Camera dei Deputati e di cui sentiremo parlare a lungo: “La giornata di Paola Clemente”, progetto voluto e prodotto dalla Cgil pugliese, diretto da Pippo Mezzapesa e scritto da Antonella Gaeta.
Paola, una donna semplice, mite, sfruttata senza scrupoli da “gente in giacca e cravatta” che ha rappresentato “la nuova forma di caporalato”, spudoratamente mascherata da “pseudo agenzie interinali”. Quei caporali che per arricchirsi sfruttano i braccianti, donne e uomini che in nome della necessità sono costretti ad accettare paghe da fame.
Paola lavorava per due euro all'ora. Ed è morta per quello. Sembrava l'ennesima tragedia da archiviare in fretta: un funerale, qualche voce di paese. E poi tutto sarebbe tornato come prima. E invece no: il marito di Paola, Stefano Arcuri, i suoi figli, che ancora oggi pagano quel coraggio avendo difficoltà a trovare lavoro, hanno avuto forza e determinazione per presentare una denuncia.
Il lavoro di Repubblica ha spinto la Procura di Trani ad aprire un fascicolo e a disseppellire il cadavere di Paola. La determinazione della Cgil, e del suo segretario Pino Gesmundo, non hanno mai lasciato sola la famiglia Arcuri e le persone loro vicine. Tanto da portare le colleghe di Paola, dopo mesi di paure e di silenzi, a raccontare ai carabinieri e ai magistrati tutta la verità: e cioè che sì, le buste paghe erano false, e la paga non superava i due euro all'ora. Poco dopo scattarono gli arresti degli sfruttatori. A breve comincerà il processo.
La morte di Paola ha spinto un intero paese a riflettere su se stesso, su una problematica grave come il caporalato per anni sottaciuta, tra protezioni, sottovalutazioni, paure, protezioni. Un tema fatto uscire fuori anche nel territorio brindisino, grazie all’ impegno della Cgil brindisina, a persone coraggiose come Angelo Leo, comitati, movimenti, associazioni.
La storia di Paola (una moglie e madre che ha praticamente immolato la propria vita a un lavoro ingiusto e sbagliato) e’ diventato il simbolo, emblema di una grande fetta dell’ Italia che non ce la fa piu’. Una Puglia sana, semplice, che e’ stufa di non farsi sentire e vedere, ha bisogno di denunciare e gridare. Una Puglia che non e’ quella dei milionari, degli imprenditori arroganti e senza scrupoli che licenziano e cacciano senza scrupoli, di chi si “improvvisa” anche politico per poi creare danni e affari.
La Puglia sana e onesta e’ quella di chi si spacca la schiena dalla mattina alla sera, e anche naturalmente degli imprenditori onesti e sani e della politica costruttiva e onesta.
Lottiamo insieme contro gli sfruttatori, per una Puglia migliore, affinche’ casi come quello di Paola Clemente non avvengano piu’.
FERDINANDO COCCIOLO